Ripubblichiamo il primo contributo sull'università elaborato da Gigi Roggero per Alfabeta2 ed apparso su Uninomade 2.0, il portale ri-nato questa settimana.
Ci vogliono più laureati, anche se meno preparati. Grosso modo così Umberto Eco, sul finire degli anni ’90, esprimeva la filosofia della riforma Berlinguer-Zecchino. Berlinguer ha di recente confermato quella linea interpretativa: “Non c’è altra via: o si abbassa la qualità per la massa, o si abbassa la massa (escludendo) per la qualità”. Il nome provinciale con cui è passata alla “storia” la riforma (3+2, dubbia traduzione del sistema anglosassone dei due livelli di laurea) rivela già un paradosso. Pur inserita all’interno del Bologna Process, cioè del processo di costruzione di uno spazio europeo dell’istruzione superiore avviato nel 1999 da 29 paesi, in Italia non lo si nomina mai, per quanto si tratti dell’ancora oggi unico paese ad averlo applicato in toto – da un giorno all’altro, per giunta. Quando si parla del Processo di Bologna, ci scherza su Roberto Moscati (membro della berlingueriana commissione Martinotti), alcuni accademici chiedono se non c’è già stata la cassazione! Il perché è svelato dallo stesso Moscati: bisognava fare in fretta e avere una giustificazione forte, così lo spirito europeista è stato usato quasi solo per legittimare e velocizzare una riforma che altrimenti avrebbe incontrato grandi ostacoli. Ciò che poteva costituire una sterzata rispetto al provincialismo italiano, si è alla fine rivelato un suo rafforzamento.