
Questa giornata ci parla ancora di come la riforma Gelmini non possa entrare negli atenei italiani senza trovare la resistenza studentesca e non solo. La misura degli interessi che si muovono attorno all'applicazione della riforma tramite la commissione statuto ci viene confermata da alcuni elementi: il rettore ha composto la commissione seguendo le indicazioni dei potentati accademici e cittadini; per evitare il minimo ritardo nei lavori i vertici accademici non hanno remore a blindare il rettorato e a chiedere lo schieramento di ingenti forze di polizia per impedire agli studenti di entrare; la proposta del rettore giunta agli studenti a conclusione della giornata è stata quella di consentire un pubblico (scelto e approvato precedentemente) per le prossime commissione, con la chiara speranza di smorzare la conflittualità messa in campo nelle ultime settimane...
Sempre più palese quindi come questa commissione sia un nervo scoperto per il baronato e i poteri economici cittadini, e parallelamente, evidente come non ci sia più spazio per illudersi della democraticità di questo processo di applicazione della riforma Gelmini. Per non cadere nei tranelli di chi offre piccole concessioni per mantenere il proprio potere intatto, la strada da percorre è sempre più chiaramente quella del blocco della commissione statuto, del rifiuto in toto del modello Gelmini-Marchionne! Dal punto di vista di chi vuole cambiare radicalmente l'università e la condizione studentesca non si può certo affidarsi ingenuamente a questa commissione, ma diventa sempre più forte creare spazi di autonomia nell'università!
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