Il percorso, appena iniziato, della commissione statuto trova sempre più difficoltà nell'ateneo torinese. Dopo che il rettore è stato obbligato a rimandare la prima seduta della commissione giovedì scorso, oggi ha scelto per l'intervento della forza pubblica. Gli studenti, che si erano dati appuntamento in rettorato per bloccare nuovamente la seduta, si sono trovati con ingenti forze di polizia schierate a difesa del fortino di rettore e baroni. Solo dopo alcune ore sono riusciti ad entrare nel cortile del rettorato e individuata la sede della riunione hanno provato ad entrare aiutati da un ricercatore membro della commissione che ha aperto la porta. La polizia è intervenuta impedendo l'accesso agli studenti, anche grazie allo schieramento della celere sotto il porticato del primo piano del rettorato. Le voci dall'interno riportano di come addirittura i vertici accademici fossero preoccupati della situazione, in particolare del fatto che gli studenti ancora una volta abbiano messo in discussione la legittimità della commissione (e i suoi lavori!).
Questa giornata ci parla ancora di come la riforma Gelmini non possa entrare negli atenei italiani senza trovare la resistenza studentesca e non solo. La misura degli interessi che si muovono attorno all'applicazione della riforma tramite la commissione statuto ci viene confermata da alcuni elementi: il rettore ha composto la commissione seguendo le indicazioni dei potentati accademici e cittadini; per evitare il minimo ritardo nei lavori i vertici accademici non hanno remore a blindare il rettorato e a chiedere lo schieramento di ingenti forze di polizia per impedire agli studenti di entrare; la proposta del rettore giunta agli studenti a conclusione della giornata è stata quella di consentire un pubblico (scelto e approvato precedentemente) per le prossime commissione, con la chiara speranza di smorzare la conflittualità messa in campo nelle ultime settimane...
Sempre più palese quindi come questa commissione sia un nervo scoperto per il baronato e i poteri economici cittadini, e parallelamente, evidente come non ci sia più spazio per illudersi della democraticità di questo processo di applicazione della riforma Gelmini. Per non cadere nei tranelli di chi offre piccole concessioni per mantenere il proprio potere intatto, la strada da percorre è sempre più chiaramente quella del blocco della commissione statuto, del rifiuto in toto del modello Gelmini-Marchionne! Dal punto di vista di chi vuole cambiare radicalmente l'università e la condizione studentesca non si può certo affidarsi ingenuamente a questa commissione, ma diventa sempre più forte creare spazi di autonomia nell'università!








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