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Perché Harvard funziona

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Perché Harvard funziona

di Raffaele Mauro

L’università di Harvard è un grande meccanismo capace di produrre conoscenza, capitale umano e, soprattutto, immaginario. Piazzandosi tra le prime posizioni di tutti i ranking universitari, guida di fatto l’evoluzione di molte discipline ed è capace di attrarre studenti, docenti e ricercatori di talento su scala planetaria. Tutto ciò è legato a doppio filo alle circostanze storiche, in particolare al ciclo di egemonia economico-politica degli Stati Uniti, ma esistono dei fattori peculiari che spiegano il successo di questa istituzione. Molti di questi elementi sono presenti, con dosaggi e declinazioni diverse, in altre università eccellenti come Stanford, Yale, il MIT, Oxford, Tsinghua o l'École Normale Supérieure.  Nonostante ciò Harvard rappresenta certamente un esempio paradigmatico, capace di  rappresentare al meglio i fattori di successo degli atenei di élite.

- Meritocrazia.  Come tutti i College della Ivy League, Harvard ha avuto una storia di discriminazioni basate sul reddito, sul credo religioso, sulle opinioni politiche. Il suo status nasce proprio dalla volontà di superare questi limiti: specialmente negli ultimi decenni, l’ateneo ha intrapreso un’opera di demolizione costante delle barriere di accesso ai meritevoli. L’università ha una politica esplicita di attrazione del talento, che la pone in competizione feroce con altri atenei. Harvard combatte per attirare i migliori studenti negli Stati Uniti e nel mondo, raffinando costantemente le politiche di ammissione e rimuovendo le barriere esistenti  (nuove borse di studio, politiche di promozione della diversità). Questo tipo di modello non vale solo per gli studenti, ma anche per i docenti: grazie alla grande disponibilità di capitali, l’università è diventata capace di aggregare un gruppo di professori  e di ricercatori di grande profilo. Tuttora sono presenti dei limiti e sono ancora visibili gli errori commessi del passato, ma il principio di apertura ai talenti  è molto forte ed è applicato in modo costante e adattivo.
 
- Finanziamenti. Harvard è inondata di denaro. Il finanziamento dell’università passa attraverso molti canali: rette degli studenti, donazioni private, collaborazioni con aziende, fondi pubblici e profitti realizzati tramite il suo endowment fund. Quest ultimo è un vero e proprio fondo di investimento, gestito con criteri professionali (link:  http://www.hmc.harvard.edu/) e pienamente integrato nello sviluppo della finanza globale che è avvenuto negli ultimi decenni.  Il possesso di ingenti risorse finanziarie non può essere sconnesso dalla meritocrazia: i meccanismi di selezione degli studenti e dei ricercatori permettono infatti di allocare le risorse dove possono esser maggiormente produttive. La maggiore prolificità scientifica e il grande impatto degli studenti nel mondo delle professioni implicano, nel medio termine, il rafforzamento del brand-Harvard. Quest’ultimo permette a sua volta di attirare studenti, fondi privati, collaborazioni con aziende, etc. riattivando quindi il ciclo di produzione del valore e accumulazione di capitale umano.
 
- Network. Harvard non è un’istituzione fissa. E’ invece un’entità fluida, inserita in una grande rete di collaborazioni accademiche, governative e aziendali. I docenti della Law School, gli alumni della Business School, gli studenti del College sono continuamente coinvolti nell’elaborazione delle politiche pubbliche, nella creazione di nuove aziende e nella messa a punto di collaborazioni scientifiche. Il forte brand dell’Università permette di rafforzare con agilità il network, attirando intelligenza e stimoli culturali da altre università, nazioni e contesti culturali. Ci sono continuamente seminari, conferenze, iniziative, e collaborazioni  multi-stakeholder che rendono Harvard un vero e proprio "hub", un nodo di una rete accademica di natura planetaria che attira risorse, le ricombina tra loro e le re-invia all'esterno. Questa iper-circolazione di cervelli e idee ha caratterizzato, in ogni epoca storica, i maggiori centri di produzione intellettuale.
 
- Proiezione globale. Harvard sta diventando un luogo "globale" nel senso più profondo del termine, vale a dire post-americano. Il campus è considerato un monumento storico, ma nella sua conretezza è vissuto da cinesi, indiani, sud-coreani, africani, europei . L’ammissione al livello graduate, come nel caso della Business School e della School of Government, è da diversi anni di natura globale. Anche il College, in misura crescente, cerca di attrarre studenti al livello planetario. I dipartimenti e i centri di ricerca stanno aprendo sedi in tutto il mondo, espandendo l’influenza della rete di collaborazioni internazionali. Inoltre, nonostante l’università sia profondamente legata all’establishment americano, essa è stata caratterizzata negli ultimi anni da un elevato tasso di innovazione, configurandosi come un contesto dove possono proliferare nuove discipline e nuovi ambiti di ricerca. Da Obama a Facebook, molte delle innovazioni con impatto planetario hanno avuto la loro origine in questo ateneo.
 
- Immaginario. Harvard si sa vendere. E’ l’università maggiormente citata nei serial televisivi, nei romanzi, nei fumetti. Il sogno di molti genitori, da Boston a Beijing, è poter inviare i propri figli in questo luogo. Questo deriva sia dalla qualità oggettiva dell’ateneo, sia dalla sua capacità di interagire costantemente con i media, di produrre classe dirigente, di creare un senso di identificazione nei suoi ex-allievi, di costruire reti di collaborazione di natura trasversale. I responsabili degli uffici di ammissione delle graduate school viaggiano in tutte le capitali del mondo, gli studenti sono incoraggiati ad avere un atteggiamento pro-attivo e ad interagire con il mondo esterno con progetti di alto livello: fondare aziende, collaborare con il governo, pubblicare in giovane età. Tutto questo è rilanciato nella media-sfera tramite una miriade di riviste e siti internet finanziati o cofinanziati dall’università, destinati a target di natura accademica o al grande pubblico.
 
- Capacità di evolvere. L’ingranaggio di Harvard non è privo di difetti. Subisce tutt’ora gli smacchi passati, come aver ammesso Goerge Bush Jr. nella Business Scholl trentacinque anni fa, aver trascurato l’educazione scientifica, aver spedito degli alumni privi di scrupoli nel settore finanziario, essersi resa eccessivamente dipendente da un fondo di endowment di natura semi-speculativa. Nonostante ciò, l’aspetto peculiare di Harvard è il fatto che l’organizzazione è in grado imparare nel corso del tempo: si è persa la corsa delle start-up tecnologiche negli anni ’90, vinta dagli atenei della west-coast come Stanford ?  Ora Facebook è stata fondata da suoi ex-studenti. E’ stato esagerato l’impatto della legacy, l’ammissione dei figli degli alunni? L’ultima tornata di ammissione rivede le vecchie regole e aumenta il livello di borse di studio. Il modello Harvard è tale perché si rinnova in modo costante, sa comunicare, sa attrarre talenti su scala planetaria: l’università si apre ai network globali, finendo per  influenzarli in modo determinante.

fonte: www.formazionepolitica.org

26 giugno '09

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