
Cambiamenti climatici in atto su scala globale, distruzione delle foreste primarie, contaminazione con sostanze inquinanti delle acque, dei suoli, dell'atmosfera: sono tutti elementi che stanno mettendo in serio pericolo gli equilibri del pianeta Terra. Di questa crisi ambientale sono in larga parte responsabili gli uomini: la produzione di beni e servizi, che dovrebbe semplicemente dare risposta ai nostri bisogni, e' diventata, per effetto di perverse logiche di mercato, una minaccia per líambiente, e rappresenta un pesante fardello che gravera' sulle generazioni future. Siamo davanti ad un bivio: o continuare a legittimare le scellerate logiche alla base delle nostre economie e quindi augurarsi prossimi rilanci della domanda, la ripresa dell'incremento del PIL, dei consumi, delle produzioni; oppure ribellarsi alla 'dittatura' dell'economico ed uscire dall'attuale modello praticando un'altra economia che rimetta al centro la giustizia sociale, gli esseri umani ed i loro reali bisogni. Questa crisi economica puo' allora essere letta come un'opportunita' per costruire un mondo fondato sul 'buon vivere' - lontano dall'idea di benessere legata all'accumulazione materiale - basato invece su economie locali che valorizzino il territorio, l'ambiente e si contraddistinguano per valori come cooperazione, reciprocita', autonomia. Centrale e' l'idea di un'altra economia dove vi siano opportunita' di lavoro nel riutilizzo e nel riciclaggio dei materiali, nelle ristrutturazioni finalizzate all'efficienza ed al risparmio, nella diversificazione e nella diffusione su piccola scala della produzione energetica, nelle produzioni sostenibili basate su meccanismi solidali. Molto si giochera' sulla capacita' o meno di affrontare la tematica ambientale non come un problema settoriale ma come un problema relazionale, in un approccio che privilegi il territorio in una dinamica di relazioni virtuose tra sostenibilita' ambientale, sociale, economica, politica. Una vera sostenibilita' potra' essere raggiunta solo se si avra' il coraggio di mettere in discussione il modello economico ed il concetto di sviluppo considerato invariabilmente legato alla crescita economica.
Tutto cio' sara' possibile solo con vera e propria 'rivoluzione democratica' che parli di cura dei beni comuni, partecipazione, il poter decidere in merito alle proprie esistenze.
fonte: http://sherwoodcamp.net/
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