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Quando un sindaco diventa un antagonista...

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“Gli scontri sono stati causati da elementi dei centri sociali che si sono infiltrati nel corteo”.
E’ arrivata la risposta ufficiale della  Questura di Roma.
Non avevano passamontagna ma foulard e cappellini per riparasi dal solleone romano.
Non avevano bastoni ma gonfaloni. Non erano tutti vestiti di nero ma avevano indosso la fascia tricolore che tanto ama lo Stato italiano. Non  chiedevano rivoluzione ma ricostruzione. A dargli il benvenuto vi erano blindati, polizia, carabinieri e guardia di finanza in assetto antisommossa. Sono  stati salutati con sonore manganellate. Non erano “sovversivi” ma erano “i sindaci abruzzesi” insieme ai loro  concittadini. Il loro reato probabilmente non  è ancora presente nei nostri codici ma è l'atto più temuto da ogni Stato: dire la verità anche se non piace ai ministri.  Dire la verità è cosa da  antagonisti.
Il 6 aprile 2009 la terra trema nelle terre abruzzesi. Prima ancora di contare morti e feriti gli sciacalli inneggiavano alla speculazione edilizia e finanziaria  sventrando definitivamente ogni luce di ricostruzione e i ciarlatani si immergevano in bagni di folla promettendo case lavoro e soldi per tutti.  Il 15  settembre 2009 i primi specchietti per allodole vengono posizionati inaugurando in “mondo visione” le nuove case per i terremotati. A questo debutto  seguono altre mini farse teatrali ingigantite da cannocchiali e tv di Stato.  Il sipario cala sul L'Aquila con un finale che non ammette seguito:l'Abruzzo è  stato ricostruito, gli sfollati sono felici, va tutto bene. 
Il 7 luglio 2010 quarantasei pullman lasciano in Piazza Venezia a Roma circa quattromila aquilani ai quali si aggiungono altri arrivati in auto. Vogliono sfilare  ino a Montecitorio. A capo del corteo i sindaci di cinquantatré comuni terremotati con vigili e gonfaloni. Si sono trovati a Roma per urlare la loro  rabbia, per gridare una scomoda verità: sono ancora in 25.000 senza casa, 16.000 senza lavoro, hanno una città in cui la ricostruzione non è mai iniziata   le macerie sono tutte dove il sisma le ha lasciate il 6 aprile 2009, ed ora devono pagare le tasse e restituire in 60 mesi gli arretrati pari a 250 milioni.
Arrivano al Corso, questo è bloccato militarmente. Caschi scudi e manganelli bloccano il passo del corteo. Cialente, sindaco del L'aquila, travisato con un  appellino e fascia tricolore ed armato di documenti inviati a Roma per spiegare il percorso e per precisare che sarebbero stati presenti anziani e  famiglie (noti caratteri distintivi dell'antagonismo), chiede di far passare il corteo.  I manganelli si alzano all'ordine di “caricare”. Dopo due teste aperte e persone manganellate e strattonate il corteo procede per pochi metri, fino a via di Pietra dove viene bloccato ancora. L'ordine è di non far passare. I  momenti di tensione non si sprecano ma i manganelli non si rialzano più. I manfestanti arrivano a Palazzo Chigi.
La verità riguardo alle false promesse, alle ricostruzioni mai avvenute, ai lavori mai iniziati e al benessere diffuso nelle terre d'Abruzzo è  oggi più che mai  visibile ad occhio nudo.

«[...] Eravamo in testa al corteo davanti al posto di blocco. Per mediare, calmare gli animi. Poi c’è stata una carica e le manganellate […].Io avevo scritto e ho le carte: il percorso da piazza Venezia a Montecitorio passando da piazza di Pietra. Ho i documenti e avevo specificato che ci sarebbero  statti vecchi e famiglie, tanto che avevo chiesto ad Alemanno, che lo ha concesso, di far fermare i pullman il più vicino possibile, a piazza Santi Apostoli.  e Marroni le vuole, glie le faccio vedere. Invece ci hanno menato».

Queste le parole del sindaco de L'aquila a L'Unità  Lo stato ha visto nei terremotati dei sovversivi, militarizzando la città e impugnando manganelli   perchè dire la verità non è conforme alle regole di governo. È cosi che un sindaco diventata un “antagonista”.

UnInversi.org

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