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La nostra rabbia turca

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ship--127537274388668600Due impressioni a caldo di uno studente di noi...

la sera del giorno dopo sei a casa tua alle prese con i fornelli e il tg delle 20.00 lo stai ascoltando, distrattamente, senza badare troppo alle immagini che si succedono, violente. Arriva l'intervista al ministro che assicura la popolazione: non accetteremo alcun episodio di antisemitismo, chiederemo all'unica democrazia della zona di fare chiarezza, il ruolo dell'Europa torna centrale..."Rai, di tutto, del niente".
Capita così di ripensare con furore alle prime informazioni radiofoniche, concitate, della mattina del 31 di maggio. Non ci puoi credere. Accendi il pc dove le convocazioni del presidio delle 18 in p.za San Babila già si accumulano
, fai un salto in Statale passando da Corso Europa perchè era in programma un'iniziativa sul conflitto israelo-palestinese. Ripercorri tutta una giornata marchiata dall'aggressione dell'esercito di Sion ai danni della flottiglia di pacifisti, aggrediti in acque internazionali, perchè intenzionati a forzare il blocco degli aiuti umanitari ai danni della popolazione della striscia di Gaza.
Rivivi il presidio diventato presto un corteo con centinaia di persone che si snoda lentamente per il centro città, fino alla piazza Cordusio. In contemporanea sono decine le manifestazioni convocate nelle grandi e piccole città, un corteo di diverse migliaia di persone viene caricato ad Atene, ce lo raccontano amici presenti.

Il corteo milanese è laico, sono tantissimi i turchi, la nave attaccata batte bandiera turca, così come tantissimi sono i cittadini turchi in stato di arresto insieme agli attivisti di tantissime nazionalità ed appartenenza culturale (480 si dirà il giorno seguente). Il consolato israeliano di Ankara viene attaccato, l'ambasciatore turco in Israele è richiamato a casa. E' una rabbia turca quella che anima i pensieri di queste ore, che mette a repentaglio un improbabile percorso di riappacificazione e che vive nell'esplosione di una nuova stagione di lanci di pietre in terra palestinese.

Ancora Milano, le 18.20 di ieri. Alcuni attivisti presenti all'iniziativa provano a rilanciare uno degli slogan che animano la rete in queste ore: lo stato di Israele, per mezzo del suo esercito, commette un'azione di terrorismo internazionale di gravità indicibile. La polizia in borghese si scaglia rapida contro gli attivisti e strappa uno striscione, un secondo, il terzo.
La nostra rabbia turca non è solo quella che difende un principio espresso a bomboletta rossa sopra uno striscione artigianale. La nostra rabbia turca è nell'immagine, la più forte, del reparto celere in assetto antisommossa, schierata "a difesa" di uno striscione ancora bianco per impedire ai manifestanti di scrivervi a colori forti un messaggio. In questa immagine, tutta la miseria della nostra città e del suo vuoto di libertà di espressione.
Da tutto questo il ministro Ronchi distoglie lo sguardo, calca la mano sulla vampata di antisemitismo alle porte, ma nessuno di noi capisce davvero quale sia il nesso. Nessuno, appunto.
a.

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Ultimo aggiornamento Venerdì 04 Giugno 2010 08:45  

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