L'articolo che pubblichiamo oggi, apparso il 4 marzo sul Manifesto, prende spunto dall'iniziativa Universi Precari! Un ciclo di incontri tra studenti e precari della conoscenza, la cui prima tappa si è tenuta il 3 marzo alla Statale di MIlano..
Nel giorno in cui la Cgil lancia l'allarme per i precari della scuola (a cui aggiungere tirocinanti, stagisti e borsisti), loro a Milano salgono in cattedra e si raccontano. All'incontro «Universi precari» partecipano le galassie dei «precari della conoscenza»: ricercatori, giornalisti, redattori editoriali. Alcuni di loro vengono anche dalle agenzie pubblicitarie, dalle telecomunicazioni, dai teatri. Li accomuna tutti l'intramontabile condizione di precariato in cui vivono.
Il «gruppo biblioteche» dell'università Statale, che ha prodotto paginate di dossier sull'inconsistenza di diritto allo studio
per gli studenti lavoratori, ha organizzato il dibattito: «Abbiamo pensato di invitare chi è già nel mondo del lavoro per capire verso che destino andiamo anche noi». E i precari del mondo della conoscenza hanno spiegato cosa li aspetta, ragionando su cosa aspetti anche chi precario lo è già a tutti gli effetti.
Ci sono i precari della scuola pubblica, che contestano la legge 133 e il ddl Aprea: «Elimina le graduatorie per le assunzioni, riduce le scuole a fondazioni, trasforma il consiglio d'istituto in un consiglio d'amministrazione», spiegano. Contro lo smantellamento della scuola, hanno organizzato per oggi pomeriggio un presidio davanti al provveditorato. Cristina, giornalista precaria, ben riassume: «Sembra che questo paese abbia dichiarato guerra all'intelligenza». Poi la proposta: condividere un manifesto e una carta dei diritti dei lavoratori precari, di cui è già stata stesa una prima bozza, per creare degli appuntamenti itineranti. «Tra di noi, neppure ci conosciamo. Ognuno fa il suo lavoro chiuso fra quattro mura, e la tecnica del divide et impera ci impedisce di creare un fronte comune. Superiamo l'ostacolo, inventiamo strutture di confronto e diamo consigli a chi sta ancora studiando».
Precariamente, amano il loro lavoro e cercano il modo di sopravvivere con mutui, figli, speranze e illusioni senza perdere nulla di ciò lungo la strada. Uno studente esce un po' tramortito dall'incontro. Ma la consapevolezza della propria condizione presente e futura è sempre terreno fertile su cui lavorare.
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