L’università che ci aspetta.

Domenica 13 Dicembre 2009 13:54 Uninversi.org
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Il 29 Ottobre scorso il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per la riforma universitaria, ora all'esame delle Camere. Il Ministro Gelmini si dichiara fiduciosa, auspica che il disegno possa essere convertito in legge entro aprile 2010, in modo da poter mettere in atto le nuove norme già a  partire dall'anno accademico 2010/2011.
Sapendo che è meglio non parlare di ciò che non si conosce, ne abbiamo letto il testo e vi proponiamo una breve analisi, per forza di cose incompleta, ma volta a mettere in luce quelli che per noi sono i punti significativi.
Il disegno di legge si compone di quindici articoli ed è diviso in tre parti:

1.RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO.
Viene indebolito il senato accademico e rafforzato il consiglio di amministrazione che oltre alla programmazione finanziaria, avrà competenze didattiche ad es. il compito di attivare o sopprimere corsi di laurea. Il consiglio però sarà composto in minima parte da figure che occupano ruoli in ateneo e per la maggior parte da membri esterni (è infatti esplicitamente previsto che i componenti del consiglio siano almeno per il 40% esterni all'Università) con il  rischio che prevalgano interessi diversi e esterni, come ad es. quello di aziende private, rispetto a quelli prettamente universitari e rivolti al diritto allo studio.(art 2)

2.QUALITÀ ED EFFICIENZA DEL SISTEMA UNIVERSITARIO.
Al grido di “ meritocrazia e qualità” si istituisce:

• un fondo per il merito per stanziare borse di studio e prestiti con prove nazionali per accedervi. Il fondo sarà costituto anche da versamenti da parte di  privati a titolo spontaneo e solidale, che potranno essere vincolati a determinati settori ed investimenti. Ciò significa che sarà il finanziatore privato ( aziende, banche, fondazioni..) a poter scegliere la destinazione dei propri soldi, probabilmente seguendo logiche di mercato, destinandoli cosi ai settori più produttivi( medico, chimico ecc.) I criteri di assegnazione saranno stabiliti dalla consap spa, società pubblica che gestisce i fondi pubblici di solidarietà e  garanzia e che non ha specifiche competenze in materia universitaria. (art 4)
• Un sistema di distribuzione delle finanze che prevede premi alle università più meritevoli, ai cosidetti atenei virtuosi. I premi saranno assegnati seguendo vari criteri didattici, strutturali, organizzativi e secondo criteri di sostenibilità economico- finanziaria. I criteri saranno stabiliti dall’ Anvur, (Agenzia nazionale  per la valutazione di Università e Ricerca) , creata ormai già da un anno. Questo significa che gli atenei meritevoli di maggior finanziamenti saranno quelli  che riusciranno a chiudere i bilanci in positivo e non tanto quelli qualitativamente superiori nell’ insegnamento.( art 5)


3. RIORGANIZZAZIONE DEL PERSONALE ACCADEMICO E RECLUTAMENTO.
• Viene istituita l’ abilitazione scientifica nazionale per il personale accademico, attribuita da una commissione nazionale. Questo punto vorrebbe tentare di  eliminare quel sistema di clientelarismo e favoritismi nella scelta dei docenti che caratterizza il nostro sistema universitario. Se non fosse che in un passaggio successivo del testo si afferma che in ogni caso nel reclutamento del personale accademico la decisione finale verrà presa da una commissione composta  da 5 professori ordinari locali. ( art 8)
• La figura del ricercatore sarà solo a tempo determinato con contratto di durata triennale con possibilità di rinnovo per un secondo triennio, al termine del quale il ricercatore potrà venire assunto come associato o concluderà il suo rapporto di lavoro con l’ Università. Viene previsto un incremento del 20 % dello stipendio senza però specificare il numero dei dottorati, da 600 a 800 euro. Ci si chiede se il numero dei ricercatori sarà lo stesso. Forti sono i dubbi a proposito: il disegno di legge ripete ossessivamente che non ci saranno oneri per lo stato nel mettere in atto la modifica. (art 10)

QUALCHE RIFLESSIONE
Innanzitutto si tratta secondo noi di un disegno molto generico e nebuloso che rimanda tutte le decisioni concrete in un secondo momento, lasciando  cosi ancora in parte indefinita la sorte dell’università. A questo proposito sottolineiamo l'ampio utilizzo che si fa in questo disegno di legge dello strumento  della delega legislativa: al governo è rimandato l'incarico di determinare in maniera più specifica quali saranno, in che modo, in che tempi saranno attuate le modifiche in materia di “qualità ed efficienza del sistema universitario”.
Pensiamo anche che si tratti di una riforma a costo zero, costruita in modo tale da non pesare minimamente sulle casse dello stato ( in più punti del  disegno si legge “senza maggiori oneri per la finanza pubblica”). D'altro canto però non crediamo si tratti di una semplice manovra economica ma che essa rientri in un più ampio panorama. Si inserisce infatti perfettamente nella direzione presa dal mondo dello studio e della ricerca a seguito del processo di Bologna a livello europeo.

Si delinea così una concezione aziendalistica dell’Università che guarda quasi solamente al prodotto che da tale sistema viene elaborato e al modo di  inserirlo nel mercato. L'esito è uno svuotamento del concetto di diritto allo studio, secondo le sue molteplici declinazioni ( diritto ad avere un insegnamento di qualità, ad avere le strutture adeguate, aule capienti, biblioteche con orari modellati sulle esigenze degli studenti, residenze e affitti accessibili e così via). Non è quella delineata dal ministero, l ‘ università che vorremmo!

L'iniziativa di questa sera vuole mostrare che chi vive l'università tutti i giorni non si accontenta di criteri meramente economici, di bilancio, per misurare “la  qualità del sistema universitario” .

SPINGIAMO IL CAMBIAMENTO DAL BASSO!

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Ultimo aggiornamento Venerdì 18 Dicembre 2009 18:22