Fuga dei cervelli: abbiamo perso quattro miliardi di euro

Mercoledì 08 Dicembre 2010 19:11 wired.it
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Uno studio ha analizzato quante domande di brevetto sono state depositate dai primi 20 top scientist italiani. Scoprendo quanti soldi ha perso l'Italia in 20 anni

02 dicembre 2010 di Gaia Berruto

Quasi quattro miliardi di euro. È la cifra che l’Italia ha perso solo negli ultimi vent’anni per la fuga di cervelli. Un quarto del budget che serve per portare la banda larga in tutte le case. “ Non stupisce”, commenta Alessia Mosca, deputato Pd che ha lavorato a un disegno di legge per il rientro degli italiani dall’estero, “ Il fondo monetario internazionale ha scritto che l’Italia è al 169° posto su 170 Paesi in quanto a performance di competitività. Siamo migliori solo di Haiti e il motivo è chiaro: perdita di capitale umano uguale perdita di competitività”.

Ma come si è arrivato a stimare quel dato? La ricerca è dell'Icom, Istituto per la Competitività, che ha analizzato quante domande di brevetto sono state depositate dai primi 20 top scientist italiani che fanno ricerca all’estero tra il 1989 e il 2009. Sono 301 i brevetti, di cui ben 155 hanno come principali autori proprio gli italiani. Di questi, il picco d’eccellenza è nella farmaceutica: 139.

Ma come si fa a calcolare il valore di un brevetto? Non è semplice, spiegano i ricercatori dell’I-Com, varia molto dal settore. Ad esempio: “ Un farmaco anticancerogeno introdotto in tempi recenti sul mercato, il cui principio innovativo è protetto da brevetto, genera un fatturato annuo di circa 2 miliardi di dollari”. In generale ci sono (pochi) brevetti che valgono tantissimo, almeno 150milioni di euro, e (molti) brevetti che non superano i 10mila euro. Per fare una stima i ricercatori hanno fatto una media di tre milioni di euro a brevetto.

Un’approssimazione per difetto. Che comunque, per l’Italia, è una cifra da capogiro: “ È un’emergenza di cui nessuno si sta occupando. Il punto del problema è che il ricercatore, che giustamente va all’estero per farsi esperienza, poi non è incentivato a tornare” prosegue Alessia Mosca. Mancano le strutture, manca la mentalità, mancano spesso i soggetti che credano nella ricerca. Ma, prima di tutto il resto, mancano i soldi: “ È vero, ma non deve essere una giustificazione. A parte il finanziamento pubblico, lo Stato può fare molto: ad esempio può incentivare la ricerca privata, fare in modo che germoglino gli investimenti privati”.

Un dato su tutti dovrebbe far riflettere: un giovane che se ne va oggi, se manterrà lo stesso impegno dei ricercatori studiati dall’Icom, farà guadagnare durante la sua carriera circa 63 milioni di euro, al netto delle spese . “ Simulando i flussi di cassa, tale ammontare crescerebbe sino a 148 milioni di euro e si arriverebbe quasi a un miliardo per lo scienziato specializzato in chimica”, concludono gli esperti dell’Icom.

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